LO SCATTO DI DIO

 

 

 

«Non siete stati voi a scegliere me. Sono io che ho scelto voi!»

 

(GIOVANNI 15, 16)


Per scattare le sue foto e scrivere una storia Dio sceglie sempre le persone imperfette: Noè era un ubriacone, Abramo era troppo vecchio, Isacco un sognatore, Mosè balbettava,  Naomi era vedova, Pietro era un bugiardo, la Samaritana era divorziata, i Discepoli si addormentavano mentre pregavano, la Maddalena era promiscua e Lazzaro era morto. A Dio piace la sfida importante, a Dio piace la «street photografy» la fotografia di strada. Questo è sicuro. La fotografia, soprattutto quella di strada, è la rappresentazione di un momento che la camera immobilizza per l’eternità creando una storia. Come ogni storia necessita di tre cose: ambientazione, protagonisti e momento decisivo per lo scatto. Dio sceglie il palcoscenico con cura, gira nei vicoli, nei mercati, tra le gente del popolo, in mezzo alla natura. Una volta entrato in sintonia con il luogo va in caccia del suo protagonista, intuisce quale può essere il soggetto più rappresentativo tramite il quale raccontare una storia. Esattamente come la scelta dell’ambientazione e dei protagonisti anche la scelta del momento dello scatto è decisiva, non è mai frutto del caso: Dio osserva nel tempo e sceglie i più deboli per combattere i forti. 

 

"Dio scrive sempre dritto sulle linee storte"

 WILHELM BUSSET

 

 

LA LUCE DELLE TAVOLE

 

 

 

«Non rubare»

 

Esodo 20,15


 

Il rubare è propriamente un impossessarsi delle proprietà altrui contro la ragionevole volontà del padrone ed è un'offesa alla giustizia e, ancor più, alla carità. Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Per rubare non occorre infrangere le leggi, si ruba anche  quando si tratta male ciò che è nostro o si sfruttano gli altri. Vale la pena di aprirci a una lettura più ampia di questa Parola, focalizzando il tema della proprietà dei beni alla luce della salute del nostro pianeta. Noi non abbiamo ereditato la natura e il mondo dai nostri padri ma lo abbiamo in prestito dai nostri figli e glielo stiamo riconsegnano tutto sciupato, deturpato, rovinato, distrutto e rubato . La natura appartiene a tutti noi eppure non ce ne prendiamo cura. Un’altra visione più ampia del settimo comandamento riguarda la mancanza di lavoro e la povertà.  La giustizia deve essere amata e vissuta nell'intimo del cuore, perché sia vissuta anche nelle opere. Occorre amare la giustizia per essere giusti e liberi.  Ma per essere liberi è necessario che non ci rubino la dignità. Non rubare, alla luce della sapienza cristiana, ci ricorda che al giorno d’oggi molti vivono in una scandalosa indigenza, non perché manchino le risorse, delle quali invece il mondo è ricco, ma perché manca una loro «equa distribuzione». 

 

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